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Monsignor Salvatore Del Ciuco
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Riceviamo e pubblichiamo - San Lorenzo è una delle più belle e grandi figure del cristianesimo.
La sua festa veniva a Roma, in ordine di importanza, dopo quella dei santi Pietro e Paolo. Nella Depositio Martirum è testimoniato che il suo culto era già radicato al 10 agosto del secondo decennio del IV secolo, presso il suo sepolcro sulla via Tiburtina. Le sue reliquie erano preziosissime.
Il capo del martire ancora oggi si trova in Vaticano nella Cappella di San Lorenzo, dove il papa ascolta le prediche quaresimali.
Secondo la tradizione a San Lorenzo in Lucina sarebbe conservata la leggendaria graticola. E in un'altra chiesa, San Lorenzo in Panisperna, che in latino significa, pane e companatico, nel medioevo si distribuiva ai poveri una pagnottella, gesto che, secondo una tradizione, si faceva risalire al nostro martire.
Anche a Viterbo, San Lorenzo ha avuto sempre una grande venerazione. Seguendo l'esempio di Roma che dedicò al santo ben 34 chiese, i viterbesi intestarono a San Lorenzo addirittura la loro cattedrale.
Anzi ricordando che il santo diacono era al servizio di Sisto Papa II, che lo aveva condotto con sé a Roma ordinandolo diacono, i nostri antenati pensarono di dedicare anche a lui, una delle più belle e antiche chiese cittadine, quella appunto di San Sisto a porta Romana.
Perché San Lorenzo ha sempre goduto nella comunità cristiana di Viterbo tanta venerazione? Gli studiosi in questi ultimi tempi hanno avanzato un'ipotesi suggestiva, che peraltro viene confermata dalla storia e dalla devozione viterbese. Essi dicono che la festa di San Lorenzo, martirizzato storicamente il 10 agosto del 258, “assunse subito le funzioni di una festa dell'estate trionfante, perché nello stesso periodo, il 12 agosto, nel mondo romano pagano si svolgeva una festa in onore di Ercole, Invitto o Trionfatore, in ricordo della sua mitica venuta nel Lazio come liberatore. Il dio Ercole come si sa, era una personificazione del sole."
E' risaputo come la chiesa primitiva nel suo costume di cristianizzare le feste pagane, era solita erigere delle chiese sulle rovine di templi pagani. Chi meglio di San Lorenzo, morto nel periodo del solleone e martirizzato su carboni ardenti, poteva sostituire il dio pagano Ercole, festeggiato come l'emblema del sole? E' storico che sul colle dove oggi sorge la nostra cattedrale dedicata a San Lorenzo, anticamente c'era un tempio dedicato ad Ercole. In questo caso l'ipotesi degli studiosi verrebbe ad essere confermata. Latino Latini, canonico della cattedrale e studioso, vissuto nel 500 dice di aver afferma di aver letto su una parete della cattedrale una lapide dove era scritto che un certo Lucio, ufficiale cristiano dell'esercito romano, precedendo gli eserciti per fissarne gli accampamenti, venne a Viterbo, trovò su questo colle il tempio d'Ercole che poi la comunità cristiana dedicò e consacrò a San Lorenzo martire .
Il che sta a dimostrare come la festa del nostro santo assunse dai primissimi tempi dell'era cristiana, l'emblema della festa del sole e della 'gran calura'. Per due motivi. Lo strumento della sua passione: la graticola. E la carità verso i poveri che indicò all'imperatore Valeriano, come ' i veri tesori della chiesa’. Tutti conoscono le ultime parole che il santo rivolse dalla griglia infuocata , al prefetto suo carnefice: " Ecce, miser, assasti tibi partem unam, regira aliam et manduca" Ecco, da questa parte, sono cotto, Rivoltatemi e mangia ". E dal suo letto di fuoco , sopra la coltre rosseggiante di carboni accesi San Lorenzo pronunciò una bellissima preghiera per tutta la città di Roma. Questi episodi colpirono profondamente la fantasia dei primi cristiani, compresi i nostri viterbesi, che dedicarono al santo una grande devozione scegliendolo come patrono, insieme a Santa Rosa, della città.
Dobbiamo ricordare ancora che all'interno del cappellone, in fondo alla cattedrale, troneggia il capolavoro del nostro pittore Francesco Romanelli, che rappresenta appunto San Lorenzo che subisce il martirio della graticola.
Il bozzetto originale di questo quadro, è oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi. E sulle pareti del duomo tre tele del pittore Marco Benefial, uniche salvate delle 10 distrutte dal bombardamento, raccontano la carità del santo diacono Lorenzo che distribuisce ai poveri i tesori della chiesa. Ecco come storia, leggenda, tradizioni : tutto rivive nel giorno dedicato al nostro santo. Ed è suggestiva anche l’interpretazione che il nostro popolo dà al fenomeno di questa notte: quando una pioggia di stelle cadenti solcherà i cieli infiniti. Quale delle due credenze sarà la vera? Saranno le scintille di fuoco che ardeva sotto la graticola di S.Lorenzo levatisi miracolosamente fino al cielo, o saranno le lacrime versate dagli angeli per la cattiveria degli uomini che uccisero San Lorenzo? Forse, considerando i tempi, dovremmo stare dalla parte di Pascoli che scrive: E, tu cielo, dall'alto dei mondi/ sereno, infinito, immortale/ oh! d'un pianto di stelle lo inondi/ quest'atomo opaco del male!
Monsignor Salvatore Del Ciuco
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