- Evvai col tango e col sirtaki. E' proprio il caso di dirlo. Ieri sera all'arena Valle Faul era di scena lo spettacolo di Raffaele Paganini con le coreografie di Luigi Martelletta. Un'esibizione di oltre un'ora e mezza che ha coinvolto e travolto il pubblico, curioso di vedere il ballerino in azione.
E Paganini non lo ha deluso. Con i suoi capelli brizzolati, l'abbronzatura perfetta e un'inesauribile energia ha emozionato gli spettatori del Tuscia Operafestival, riproponendo uno spettacolo di danza sintesi di un percorso professionale di oltre dieci anni. Con il maestro, ha raccolto numerosi consensi anche il corpo di ballo.
Lo spettacolo ha alternato diversi generi di danza. Si è partiti dal tango sulle note di Astor Piazzolla. “Abbiamo deciso di usare le musiche del compositore argentino – ha rivelato il maestro Paganini prima dell'esibizione – per un motivo: Astor Piazzolla”. Come a dire, un nome una garanzia.
Un inizio, dunque, nel segno dell'eros e della passione con la danza argentina. Scambio di sguardi profondi. Gambe che si incrociano. Il rincorrersi dei danzatori sulla pista.
Le ballerine, provocanti e femminili nei loro abiti di pizzo nero, si sono esibite con movenze sensuali, guidate dai partner. Tutto questo fino all'entrata in scena del maestro Paganini.
Con una camicia rossa ha iniziato a ballare con la sua partner, mettendo in mostra grande consapevolezza e padronanza del corpo, oltre che della scena.
Dopo il passo a due, ha anche dato prova della sua prestanza fisica con una coreografia insieme ad altri tre ballerini. Sincronia perfetta ed energia. Sorriso stampato sulla faccia, come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo.
Le coregografie dei diversi quadri messi in scena nella parte dedicata al tango puntavano a rappresentare l'amore in tutte le sue sfumature: da quello dolce con intensi passi a due a quello passionale e sensuale.
L'impeto e il trasporto dei sensi protagonisti della scena hanno chiuso la prima sezione.
A introdurre la seconda, Crises, una voce fuori campo, cioè quella del coreografo Martelletta. Lo stesso maestro ha detto di essere stato ispirato dalla danza contemporanea nel realizzare questa parte.
Cambio di costumi e non solo di stile. I ballerini indossavano semplici indumenti color carne che davano l'impressione di corpi nudi che volteggiavano nell'aria sinuosi e flessuosi, creando delle linee. “E' il momento del cambio di scarpa – ha spiegato il Martelletta -. Si passa dai tacchi alle scarpe da punta".
Pur essendo una danza moderna, infatti, l'influenza del classico non è mai venuta meno. E le punte tirate dei ballerini lo hanno messo in evidenza. “E' strano – ha spiegato ancora Martelletta nella sua introduzione – come i ballerini classici riescano a esprimersi liberamente in questa coreografia che ha poco a che fare con la loro preparazione di base”.
Chiusa la parentesi contemporanea, si è tornati alla tradizione, quella popolare. E' iniziata, infatti, la parte dedicata al Sud. Si sono alternate tarante, tarantelle e pizziche. Un tuffo nei paesi del Mediterraneo, reso ancora più reale dal gioco di luci calde, sui toni del giallo, che rendevano l'effetto del sole, tipico di queste terre.
Le coreografie erano molto movimentate. Interpretate. Sceneggiate. “Questa terza parte – ha detto Martelletta – è un omaggio a una zona della nostra Italia e alla sua gente, con la voglia di vivere e la spensieratezza che la contraddistingue”.
E' così che i ballerini hanno danzato sulle note della taranta di Ambrogio Sparagna, poi di una musica sarda creata appositamente per lo spettacolo e, infine, della scena del Rosario di De Simone, tratta da Gatta Cenerentola, che i danzatori hanno letteralmente mimato coi loro corpi, amplificando gesti e movenze come si fa nelle sceneggiate napoletane.
Tutto questo fino all'ultima tappa dello spettacolo. Forse la più attesa: il sirtaki, cavallo di battaglia di Paganini.
“L'esibizione di Zorba il Greco – ha concluso Martelletta nel suo ultimo intervento – ha fatto il giro d'Italia e d'Europa. Conserviamo tanti bei ricordi di questo balletto. L'ultimo è quello in cui, Raffaele si è esibito alle terme di Caracalla. Tra il pubblico – ha continuato il maestro – c'era anche Anthony Quinn, protagonista del film Zorba il Greco, appunto. Appena iniziata la musica di Teodorakis, l'attore è salito sul palco e ha iniziato ad accennare i passi insieme a Raffaele. Un'emozione indimenticabile.
Quello di stasera, dunque, è il nostro omaggio per voi, per ringraziarvi dell'atmosfera che avete creato”.
Ed è partita la musica. Là, in mezzo al palco c'era Paganini, circondato dai suoi ballerini. Lo hanno chiamato con il nome del personaggio che interpretava nella coreografia. "Zorba!”, si è sentito risuonare nell'arena. E' lì che ha preso il via l'esibizione del maestro.
Paganini ha volteggiato. Ha sollevato le gambe ripetutamente a ritmo di musica. Ha scosso la testa. Ha ballato ridendo, saltando senza fatica e ammiccando. Una vera stella che ha letteralmente rapito l'attenzione del pubblico che non ha tolto lo sguardo dai suoi movimenti.
52 anni sulla carta, ma non sul palco. Sulla scena, Paganini ha dimostrato l'energia e la leggerezza di un ballerino poco più che ventenne.
Arrivati alla fine, il maestro ha ringraziato il suo pubblico.
Con la mano ha più volte indicato, applaudendo il suo corpo di ballo. Anche se l'urlo più forte, gli spettatori lo hanno riservato proprio a lui, protagonista indiscusso dello spettacolo. Poi con uno scatto improvviso si è messo in ginocchio e ha iniziato a muovere le braccia, quasi a imitare un uccello in volo.
Così è ripartita la musica. Prima di andare, infatti, c'è stato il tempo per un bis. Di nuovo l'urlo dei ballerini che hanno chiamato Zorba. Il motivo è iniziato lento per poi velocizzarsi. Nessuna stanchezza. Nessuna voglia di lasciare quel palco e il suo pubblico. Tra una piroetta e un salto ha avuto modo di richiamare gli spettatori e i ballerini con urli di incitamento. Un'energia senza fine.
L'esibizione si è conclusa. Paganini si è alzato ed è tornato indietro, quasi a riprendere i suoi ballerini per trascinarli in mezzo al palco, insieme a lui, di fronte alle quasi mille persone presenti all'arena.
E' l'ultimo inchino. E' l'ultimo sorriso della serata. Paganini si è tirato su, ha lanciato un bacio e poi, tra gli applausi, è scomparso dalla scena.
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