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L'angolo della psicologia
La vita oltre la morte
di Angelo Russo
Viterbo - 4 agosto 2010 - ore 2,00

Angelo Russo
- L’arte di interpretare i sogni non si può apprendere dai libri. I metodi e le regole valgono soltanto quando si sa farne a meno. (C.G.Jung, Opere.)

Patrizia, una signora sulla quarantina, mi scrive chiedendomi delucidazioni su un sogno molto complesso, lungo e articolato.

Il sogno di Patrizia. (integrale)
E’ un sogno che ho fatto alcuni anni fa, circa tre o quattro mesi dopo la morte di un caro zio al quale ero molto affezionata. Un sogno che a distanza di tempo non sono riuscita a dimenticare e che rimarrà indelebile nella mia mente per sempre. In questo sogno, mi trovavo all’interno di alcuni sotterranei a me sconosciuti, dove primeggiavano, ovunque guardassi, degli archi.

A ridosso delle pareti c’erano degli scaffali stracolmi di cose; ad un certo punto, non so come questi scaffali cominciarono a cadermi addosso, senza però riuscire mai a colpirmi. Mi meravigliai ancor di più, quando abbassando gli occhi, notai che dell’acqua stava cominciando a salire inondando tutto intorno, salendo fino a coprirmi le spalle.

A quel punto fui presa dal panico e, non sapendo nuotare, una strana angoscia s’impadronì di me, svanendo poco dopo, nell’udire una voce che, tranquillizzandomi, mi diceva di non aver paura e di guardare avanti. Un fascio di luce, invase l’acqua che avevo di fronte facendola sembrare quasi irreale.

Improvvisamente, dal suo interno, si sollevò lentamente una lunga scala di legno, la Voce mi parlò ancora, invitandomi a salire. Meravigliata ed incredula la cominciai a salire convinta più che mai che mi avrebbe condotto alla salvezza, visto che ormai tutto intorno era divenuto acqua. Stranamente, mentre procedevo, la paura e l’angoscia che prima invadevano tutto il mio essere, era scomparsa; gioia e serenità si erano impadronite del mio cuore.

Mentre salivo mi dicevo più volte che non dovevo continuare a farlo, perché più in alto c’era Dio ed io non ero degna di vedere il suo volto divino. Immersa in questo pensiero, mi accorsi improvvisamente che erano finiti i pioli della scala e che quindi non potevo più proseguire.

Trovandomi in bilico e non sapendo cosa fare, continuai a guardare verso l’alto rimanendo ancora più meravigliata nel vedere alla mia sinistra una splendida croce avvolta da una luce radiosa e ovattata allo stesso tempo, quasi mi volesse nascondere la sua bellezza.

Mentre estasiata la osservavo, la Voce che mi aveva parlato poco prima tornò da me dicendomi che dovevo ridiscendere, senza aver paura, attraversare i sotterranei pieni d’acqua, seguendo sempre quel fascio di luce che mi avrebbe permesso poi di uscire all’aperto. Ridiscendendo il mio contatto con l’acqua fu intimo e amichevole, il mio corpo era invaso da una piacevole sensazione di freschezza, come se fosse accarezzato per essere tranquillizzato. Mi trovai, con grande stupore, esperta nuotatrice, e seguendo sempre quella luce che avevo di fronte, dopo oltrepassato innumerevoli archi e un chilometrico tunnel, mi ritrovai all’aperto, tra l’azzurro del mare e l’infinito del cielo in un incanto senza fine.

Non ebbi neanche il tempo di chiedermi cosa stessi facendo in mezzo a tanta bellezza che, come per magia, mi ritrovai dall’altra parte, sotto un sole pungente, seduta sulla banchina di un piccolo porticciolo, intenta ad osservare quel paesaggio stupendo. Ad un tratto scorsi da lontano una nave, più si avvicinava e più ero rapito dalla sua bellezza era di un bianco sorprendente, da sconvolgere la mente, ero come ipnotizzata da tanto chiarore che non riuscivo più a guardare da nessun’altra parte.

Quando la nave arrivò al porto, scese tanta bella gente, chi ballava, chi si teneva per mano ed io ero sempre lì attenta a raccogliere i mille messaggi che percepivo intorno a me, e a far sì che niente fosse disperso. Ad un tratto la mia attenzione fu indirizzata verso l’ultima persona che stava scendendo dalla nave e che destava in me tanto stupore.

Era un signore alto, distinto, in testa aveva un bellissimo cappello ed era tutto vestito di bianco. Indossava una divisa da generale con tanto di medaglie e decorazioni, i suoi passi erano lenti ma decisi e, ancor più sicuri, avanzavano verso di me che sconcertata più che mai lo stavo ad osservare.

Quando mi fu davanti, istintivamente abbassai lo sguardo per poi rialzarlo subito dopo, meravigliandomi ancor di più ne constatare che, quel signore, così elegantemente vestito, così bello e imponente, era lo zio che avevo perso improvvisamente qualche mese prima; emanava magnificenza assoluta, il suo sorriso era luminoso come tutto il suo volto. Le sue parole mi toccarono il cuore, quando mi disse: “Io sto bene, sarò sempre con voi” poi sorridendomi svanì.

Mi svegliai quasi subito, con le sue parole in bocca, con una sensazione di benessere spirituale e fisico, difficile da raccontare la gioia e la felicità si mescolavano ad una serenità smarrita tanta pace al cuore. Ancora oggi se ripenso a quel sogno, anche soltanto un breve istante, tutto il mio essere è rapito dalla beatitudine di un immenso che aleggia intorno e mi aiuta a vivere.


L’interpretazione tratta, per ovvi motivi, il materiale di superficie. Per un ulteriore approfondimento sarebbero necessarie delle associazioni, da chiedere alla sognatrice, ed altri spazi. In questo lungo e articolato sogno, l’angoscia della morte, la perdita e l’abbandono sono elaborati attraverso una forte simbologia compensatrice. L’attività onirica viene in aiuto alla sognatrice attivando nell’inconscio tutte le sue “proprietà curative”.

Al dolore sono contrapposti momenti di gioia e di serenità, probabilmente difficili da perseguire a livello cosciente. Inizialmente siamo di fronte (…mi trovavo all’interno di alcuni sotterranei a me sconosciuti) alla struttura psicologica della sognatrice che è sul punto di cadere a pezzi (….questi scaffali cominciarono a cadermi addosso…). Il sogno avverte della necessità di difendersi da un’eventuale nevrosi e in seguito, un attimo prima della capitolazione, offre il primo aiuto.

Quando l’acqua stava cominciando pericolosamente a salire, appare la via d’uscita: la cristianità intesa come fede e speranza. La possibilità di appoggiarsi ad uno spirito guida. Nella difficoltà del tunnel l’acqua, che potrebbe anche uccidere, in questo caso (…il mio contatto con l’acqua fu intimo e amichevole…) riprende la sua vera natura di vitalità, diventando persino carezzevole, facile da affrontare, soprattutto con il vigore d’insperate risorse.

Con l’acqua amica (come nel protetto periodo intrauterino) è più facile superare il tunnel della disperazione; fuori di esso c’è ancora la vita con tutta la sua bellezza e la speranza che la morte non sia solo fine ma anche rinascita. La tranquillizzante visione dello zio, (ormai generale pluridecorato) compensa la perdita. Emerge la Cristianità e la dottrina che tratta la morte come un evento naturale della vita per un passaggio a luoghi migliori.

Con questi assunti di base è più facile accettare la perdita e l’angoscia correlata alla morte. L’inconscio della sognatrice, attraverso il sogno ha attivato tutte le risorse per non soccombere alle proprie paure.

Angelo Russo


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