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L'opinione di uno sporco comunista
AAA classe dirigente cercasi. No perditempo
di Valerio De Nardo
Viterbo - 3 agosto 2010 - ore 2,00

Valerio De Nardo
- Questa volta, almeno su un dato, sono pienamente d’accordo con l’episcopato italiano.
In un' intervista a Radio Vaticana, il segretario del comitato organizzatore della prossima Settimana sociale promossa dalla Conferenza episcopale italiana a Reggio Calabria, Edoardo Patriarca, ha anticipato il documento base dell’evento.

In esso viene scritto che l'Italia sta vivendo un momento «drammatico», appare «un Paese senza classe dirigente, senza persone che per ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, obiettivi condivisi e condivisibili».

Nell'intervista Patriarca spiega «della sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine».

La classe dirigente cui si riferisce il documento non è però solo quella politica ma anche quella del mondo imprenditoriale e dell’associazionismo. Il problema sarebbe dunque la mancanza di soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza.

Nella bella serata che ha regalato a Caffeina Cultura presentando il suo nuovo libro, Massimo Gramellini ha parlato della necessità di ricostruire la dimensione del futuro, di riappropriarsi della progettualità individuale e collettiva. Non a caso, forse, i gruppi parlamentari costituiti a seguito della scissione del Pdl sono stati denominati “Futuro e libertà per l’Italia”, a segnare la risposta a un’esigenza avvertita nella nostra società.

In queste settimane stiamo assistendo, grazie a pezzi di istituzioni leali ed efficienti e ad una parte del mondo dell’informazione non asservita al principe, all’emergere di “squallide consorterie” (la definizione è del capo dello Stato), le quali non hanno altro obiettivo se non gestire potere politico ed economico e fare i propri interessi.

All’indomani della rottura nel Popolo della libertà, la festa per il cinquantesimo compleanno del ministro Rotondi, il gala con i Verdini, i Minzolini, il capezzolo a favore di fotografo della ministra Brambilla raccontano di un’Italia un po’ volgare, strafottente e cafoncella. Intanto il Tg regionale racconta invece, con interviste a giovani signore che trascorrono le giornate estive al centro commerciale perché non hanno i soldi per permettersi una vacanza, di una realtà sociale fatta di difficoltà e dignità.

Per capire quanto, in fondo, nel nostro Paese poco cambi da decenni a questa parte credo ci si possa riferire ad una delle più grandi coscienze della nostra nazione e poco importa che fosse comunista.

Quando Antonio Gramsci parlava del “sovversivismo delle classi dirigenti” pare descriverci in maniera plastica l’intento principale degli odierni gruppi preoccupati solo del proprio potere e delle propria ricchezza, senza alcuna vera considerazione per il bene pubblico. Quando egli invocava una “riforma intellettuale e morale” della nazione descriveva allora un’ambizione e un orizzonte oggi più che mai attuali.

La costruzione di una nuova classe dirigente è oggi una priorità, che non ha colore politico, non appartiene a uno schieramento.

E’ bensì una necessità per tutti di ricostruire un senso condiviso di futuro, un orizzonte che appartenga a tutti, così come avvenne all’indomani della caduta del fascismo e della fine della seconda guerra mondiale, in quel patto storico sancito nella Carta costituzionale, che seppe crescere forte pur sotto l’ombrello della guerra fredda.

Da lì dobbiamo ripartire: da quel bagaglio di storia e di valori attuali più che mai, sapendo che tanta responsabilità ricade sulle spalle di ciascuno di noi in quanto importante sia il ruolo che ognuno gioca nella società.

Ben venga dunque l’esortazione dei vescovi, tanto più se magari anch’essi accetteranno di stringere un patto morale e educativo con la parte migliore dell’Italia piuttosto che navigare a vista nel mare delle convenienze, come fino ad oggi, purtroppo, mi pare abbiano in gran parte fatto.

Valerio De Nardo


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