- Nell'antico teatro romano di Ferento domani sera alle 21 va in scena di uno dei testi classici della letteratura latina: "Eunuchus"di Publio Terenzio Afro per la regia di Pietro Bontempo, con Fiorella Rubino, Luca Calvani, Caterina Misasi.
Vittorio Viviani, Fabio Bussotti, Pietro Bontempo, Mario Toccafondi, Riccardo Bocci, Peppe Bisogno e altri sei attori con musiche dal vivo di Carlo Frascà e scene di Francesco Ghisu. L'opera teatrale racconta della meretrice Taide, amante del soldato Trasone, che è in realtà innamorata del giovane Fedria. Trasone riporta a Taide la giovane Panfila che le era cresciuta accanto come una sorella e successivamente era stata venduta.
Il fratello di Fedria, Cherea, dopo essersi innamorato di Panfila, si traveste da eunuco per avere in custodia la ragazza, dopodichè la seduce e se ne approfita. Trasone, geloso di Fedria tenta inutilmente di prendersi Panfila. Il falso eunuco è smascherato ma il lieto fine è assicurato perchè Panfila è scoperta di essere libera cittadina ateniese e quindi il matrimonio con Cherea è possibile.
Terenzio anche nell'Eunuchus trasforma il prologo informativo plautino in un prologo a carattere critico e letterario. Infatti in questo prologo si difende dall'accusa di plagio sostenendo di aver attinto direttamente al modello greco senza conoscere i rifacimenti latini della stessa opera e aggiungendo che, essendo ormai stato detto tutto nel teatro, dev'essere permesso rifare ciò che è stato fatto.
Questa commedia ripropone il tema del travestimento e degli inganni d'amore e segna il ritorno di Terenzio ad una comicità di tipo plautino.
"Una commedia di situazione fatta per intrattenere e divertire - scrive Pietro Bontempo nelle note di regia - Le peripezie amorose di due fratelli, unoinnamorato di una prostituta e l’altro della giovanissima sorella di lei sono il cuore della commedia.
Intorno cisono amici che a vario titolo intervengono a parlare in loro favore, servi che si danno da fare continuamente perfavorire i loro benefattori senza farsi scrupolo di ricorrere, se necessario, a travestimenti e menzogne, il solito padre terenziano che ama la terra e loda la vicinanza alla campagna per poterci andare con più comodo, il soldato spaccone e non coraggioso ai fatti come con le parole e, molto ben tratteggiato, il lecchino dei potenti che è specializzato nell’adulazione, e come vede che il vento del potere cambia, non esita a cambiare la bandiera.
Il titolo si riferisce appunto a uno di questi classici stratagemmi da commedia: Cherea si traveste da eunuco per avere accesso alle stanze dove viene trattenuta la ragazza di cui si è invaghito. In questo modo riesce a entrare in casa, violentare la ragazza, e quando poi scopre trattarsi di una cittadina ateniese, ripara al torto fatto sposandola.
Questo bastava alla morale dell’epoca per considerare lo stupro effettuato cancellato. Questo è il punto più lontano dalla nostra sensibilità odierna. Io nell’affrontare questa storia mi propongo come sempre di cercare di renderla vicina a me e ai miei tempi - aggiunge il regista -. Il nostro lavoro è quello di far parlare i personaggi in modo da dare l’illusione di trovarci, costumi a parte, non nelle contrade dell’Attica (la commedia era una palliata [Pallium era un tipo di mantello], e cioè di ambientazione greca in quanto si rifaceva a un’originale di Menandro), né ai tempi di Roma antica, quando fu scritta, ma in un paese della nostra Italia, dove non mancano ricchi figli di papà che si incapricciano di ragazze che devono possedere a tutti i costi, non mancano meretrici (Taide mi fa pensare tanto a una escort), né mancano spacconi vigliacchi e più di tutto non mancano i parassiti.
Noi abbiamo cercato di divertirci nella fatica della ricerca di una comicità antica e così spero potremo appassionare chi ci ascolterà. Lo studio dei costumi è stato impostato su una storica semplicitas. Così quello della musica e del canto che intreccerà di continuo l’azione.
La scena è fatta per supportare la vicenda e non per imporsi con eccesso di estetismo e di rievocazione archeologica. Il lavoro è tutto sugli attori e sulla capacità di rendere verosimile ciò che accade nelle vite dei loro personaggi". Insomma un testo classico messo in scena nel luogo più ideale: il teatro romano di Ferento.
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