Riceviamo e pubblichiamo - Viterbo è una città dove vengono rispettate le regole o serve repressione?
Questa è una domanda che vorrei porre all’opinione pubblica a fronte di quanto mi è accaduto nei giorni passati.
In una mattinata di caldo del mese di agosto, mi sono recato con mia moglie in un negozio di abbigliamento in via Garbini, nel parcheggio antistante vi era un posto riservato ai portatori di handicap situato in una zona ombrata.
Mentre attendevo che la consorte facesse le compere è giunta una signora con bambino, la quale vedendo un posto libero in una zona d’ombra parcheggiava anche nello spazio riservato.
Vedendo tale azione, il sottoscritto chiedeva gentilmente alla signora se aveva problemi per parcheggiare in uno spazio riservato, la stessa con molta freddezza mi diceva di farmi gli affari miei, usando un termine molto più colorito.
A fronte di tale affermazione il sottoscritto esprimeva il proprio dissenso alle affermazioni incivili di tale signora, le mie parole richiamavano l’attenzione dei presenti che invitavano la stessa a spostare la macchina da uno spazio riservato ad altri, anche un poliziotto in borghese arrivava dicendo che sarebbe intervenuto e mostrando il proprio tesserino.
L’intervento dei presenti ha costretto la signora a spostare la propria autovettura nel parcheggio, dove erano presenti molti spazi, continuando ad inveire contro il sottoscritto che si era permesso di sollevare una questione di educazione civica.
Ma la cosa che più mi ha ferito è stato che la commessa del negozio di abbigliamento intervenendo, dava ragione alla signora, scusandosi per il mio intervento.
A fronte di tale episodio, mi domando, ma anche le nuove generazioni sono irrispettosi delle regole facendo prevalere la legge del più forte?
O per modificare simili comportamenti serve la repressione?
Una considerazione che posso fare è quella che queste cose possono accadere perché nessuno interviene a fronte di comportamenti incivili di nostri concittadini che sbagliano e vogliono comportarsi da incivili non rispettando i diritti dei meno fortunati.
Rodolfo Rinaldi
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