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Un incidente sulla Cimina |
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Riceviamo e pubblichiamo - Spettabile redazione, se la sicurezza del cittadino e l'incolumità fisica (e acustica) di una persona valgono più di un divieto di sosta, allora vale la pena sensibilizzare il Comune, la Provincia di Viterbo e comunque le autorità competenti sulla pericolosità della strada Cassia Cimina.
Ci troviamo all'altezza del tratto in salita iniziale - per chi esce dal capoluogo - immediatamente dopo la curva della località Mazzetta, dove un lunghissimo rettilineo spalanca le porte alla potenza in cavalli delle quattro ruote e al rombo assordante e spavaldo delle motociclette.
Una virtuale bandiera a scacchi da sfogo libero ai motori tirati al massimo: a tavoletta, come si usa dire.
Peccato che ai margini della "pista" non ci siano i box, bensì abitazioni di famiglie viterbesi che, dovendo in qualche maniera entrare o uscire con i propri mezzi, soprattutto a piedi, devono costantemente farsi il segno della croce per poter accedere o attraversare la strada, fosse solo per guadagnare il marciapiede come pure adempiere il dovere civico, oltre che igienico, di gettare la spazzatura negli appositi cassonetti.
Senza dimenticare che anche bambini e anziani hanno il diritto di frequentare quello stesso passaggio obbligato noto come strada (o via) Cassia Cimina. E senza tralasciare il fatto che l'illuminazione dei lampioni, posti sul ciglio per garantire visibilità di notte, lascia a desiderare anche in tema di prevenzione contro eventuali passanti... male intenzionati.
Una segnaletica limitata solo a sbiadite strisce pedonali (di per se neanche troppo allarmanti per chi, conoscendo il percorso, è intenzionato a bruciare il rettilineo a tempo di record) fa dormire sonni tranquilli a coloro che ne hanno ritenuto sufficiente la funzionalità.
Esattamente al contrario di chi invece lì ci abita, costretto a dormire preoccupato come ai tempi della naia.
E' inutile dire che semafori lampeggianti, cartelli giganti o ancora meglio autovelox e/o costante presenza di pattuglie eviterebbero il problema alla radice, restituendo serenità ai residenti e, smentendo l'antica tragica prassi amministrativa per cui, solo quando ci scappa il morto, solo allora l'intervento è assicurato.
Vincenzo Basili
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