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Caprarola - Sabato 14 agosto, nel cortile di Palazzo Farnese
I poeti a braccio della Maremma chiudono il festival
Viterbo - 11 agosto 2010 - ore 10,55

Il Palazzo Farnese di Caprarola
- Ultimo appuntamento per la terza edizione del Festival di musica e teatro popolare “Di Voci e di Suoni” organizzato dalla Compagnia Teatro Popolare Peppino Liuzzi di Caprarola.

Sabato 14 agosto alle ore 21,30 a esibirsi nel cortile di Palazzo Farnese a Caprarola saranno i Poeti a braccio della Maremma con “Porgete orecchio, egregi miei uditori!”: viaggio nel mondo della poesia popolare improvvisata in ottava rima, racconto teatrale condotto da Antonello Ricci.

Gli incassi saranno come sempre devoluti all’Associazione Amistrada, rete di amicizia con le ragazze e ragazzi di strada di città del Guatemala.

Poeti a braccio come Marco Betti da Arezzo, Donato De Acutis da Bacugno, Emilio Meliani da Pontedera discendono da una schiatta illustre e dimenticata: quella degl'improvvisatori popolari, contadini e pastori dell'Italia Centrale, artisti del canto estemporaneo in ottava rima.

Campioni da tempo in via d'estinzione, ma un tempo numerosi e richiesti, per campagne e cittadine, dalla Lucchesìa agli altipiani d'Abruzzo alle maremme tosco-laziali. Ancora fino alla metà del secolo scorso i poeti a braccio rappresentavano la memoria vivente d'una tradizione formidabile. Unica, per durata e resistenza, nella storia della nostra letteratura.

Soprattutto i grandi poemi cavallereschi, come l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, che attraverso il Big Bang della stampa avevano portato la poesia a latitudini geografiche e sociali quasi impensabili per il contesto culturale italiano: dalle piazze dei liberi comuni medioevali e dalle corti rinascimentali fin sulle rapazzole di anonimi pastori transumanti, nelle veglie dei poderi, nelle fiere e nelle feste di paese.

E proprio nelle opere maggiori del nostro Cinquecento gl'improvvisatori popolari, autodidatti rozzamente alfabetizzati, scoprivano un po' di quel che Don Chisciotte cercava nei suoi libri di Cavalleria: il tenero, anacronistico rimpianto per un'Età dell'Oro, un'Arcadia Felice ormai scomparsa.

Nell'ottava rima questi uomini riconobbero per secoli la possibilità di dare un senso alla propria esperienza di vita e di curarne le piaghe.

L'ottava: cantata a squarciagola da giovani per osterie e fraschette, consegnata poi spesso - con la maturità - alla meditazione della pagina scritta.

Per informazioni: 0761/645028.


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