- Sanità, la Tuscia alza la voce contro i tagli imposti dalla Regione. E stamani tutti alla cittadella della Salute.
Mentre al quinto piano il comitato di rappresentanza della conferenza per la sanità discuteva, fuori operatori e cittadini di Civita Castellana, Tarquinia, Ronciglione e altri comuni, gridavano il loro no.
Una contrarietà, che seppure non gridata, ha confermato anche i sindaci che fanno parte della conferenza, approvando all'unanimità un documento con il quale si chiede la revoca del decreto Polverini, impegnandosi inoltre a convocare nel più breve tempo possibile una conferenza dei sindaci con la presenza di Renata Polverini, da tenere al comune di Viterbo, il cui sindaco Giulio Marini è presidente della commissione.
“All'unanimità – spiega l'assessore di Ronciglione Paradisi, presidente della conferenza – abbiamo raggiunto l'accordo, incaricando il sindaco Marini di convocare la riunione”. Al più presto. Anche se il primo cittadino di Tarquinia, Mazzola, prova a strappare una data. “Entro dieci giorni”. Ferie permettendo.
Ma la presidente verrà? Si è domandato qualcuno tra i cittadini presenti. “Intanto la invitiamo – ha frenato Marini – abbiamo iniziato una discussione, il piano Morlacco è da rivedere”. Possibilmente incentivare. Come per il reparto ostetricia all'Andosilla. “Giù le mani – dice Marini leggendo uno slogan scritto sulle magliette di chi protesta - dai bambini i Civita”.
Anche perché la Tuscia con questo piano è eccessivamente penalizzata. “Il nostro indebitamento – osserva il sindaco di Civita Castellana Gianluca Angelelli – è un'inezia rispetto a Roma. Siamo pronti a discutere e a ragionare su eventuali sacrifici, ma vogliamo capire l'importo complessivo da pagare a Viterbo.
Se c'è un debito, lo pagano tutti, ma decreti calati dall'alto non li possiamo accettare”. Fino a poco tempo fa la situazione era diversa.
“Otto mesi fa – ricorda il sindaco di Tarquinia Mazzola – si ragionava sul rilancio della sanità. Poi è arrivato il piano Morlacco. Passo dopo passo stanno tagliando tutto, diversamente da quanto la Polverini aveva promesso in campagna elettorale”.
Preoccupati i sindacati, sopratutto perché rispetto al passato, oggi non c'è un piano complessivo.
“Non sappiamo – spiega Malerba della Cisl – quale sarà il quadro finale. Si procede a pezzi”.
In prima linea Civita Castellana e Tarquinia, colpiti dalla scure dei tagli. “Ci sono 37 posti in meno tra Ostetricia, Ginecologia, Terapia Infantile e Neonatale. Avevano detto di non tagliare posti. Falso”.
Si naviga a vista. “Civita Castellana, Tarquinia, Montefiascone, ma anche Acquapendente e Ronciglione che fine faranno? - si domanda Antonella Ambrosini responsabile Sanità Fp Cgil – l'idea della sanità in provincia di Viterbo è confusa. I risparmi vanno fatti, ma le scelte devono essere condivise.
Si possono ottenere risultati portando le prestazioni specialistiche sul territorio, evitando infinite liste d'attesa”.
Con la chiusura di reparti, invece, problemi e disagi. “Chiudendo acuti a Ronciglione, non è più possibile applicare la 194. Da fare a Belcolle, insieme a chi porta avanti la gravidanza.
Poi si chiude Patologia Neonatale, quando arrivavano pazienti anche da Latina e Roma sud. Così adesso, in caso di bisogno la mamma resterà a Viterbo e il bimbo trasportato a Roma.
Assurdo poi che si chiuda a Tarquinia Ostetricia, quando è lì il più alto tasso di natalità, rispetto a Civitavecchia, dove è stato spostato”.
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