Riceviamo e pubblichiamo - Caro direttore,
Il centro studi sta seguendo con vivo interesse le esternazioni di personaggi pubblici e privati cittadini su quello che parrebbe un imprevedibile ostacolo posto sulla strada realizzativa del terzo scalo nel Lazio.
Il punto di vista sull’argomento lo avevo già precedentemente espresso a titolo personale e quindi ritengo superfluo ribadirlo nella veste di coordinatore del centro.
Certamente appare inspiegabile come problematiche esistenti fin dal tempo in cui si manifestava ampia disponibilità ad accogliere nel grande Aeroporto Etrusco fino a 15 milioni di passeggeri/anno (vedi anche dichiarazioni Palenzona per Adr in allegato ) vengano scoperte, ora per allora, solo perché l’Am ha prodotto un aggiustamento di restrizioni da sempre esistenti nella R53.
Ma il punto non è questo.
Fortunatamente e ciò traspare anche dalle accorate note di Stefano Caporossi ci si sta rendendo conto che forzare per ottenere, al di là di una semplice dichiarazione d’intenti , una frettolosa decisione governativa su di un impegno che comporta un’approfondita valutazione tecnico/economica in funzione del tipo di aeroporto si intenda realizzare, è procedura rischiosa e impercorribile e che potrebbe portare ad un esito del tutto negativo rispetto alle aspettative della stragrande maggioranza dei viterbesi.
Intendo dire quelli che vogliono l’aeroporto e non l’affare relativo all’aeroporto.
Ed allora finalmente ci si sta riappropriando dell’ipotesi più ragionevole e percorribile sollecitata anche dal centro studi.
Sì vogliamo un aeroporto compatibile con Viterbo e con la logistica territoriale che assecondi le vocazioni della nostra città e sia armonizzato ed integrato con gli altri modi di trasporto. Vogliamo un aeroporto eco-sostenibile e vale a dire che non provochi considerati i tempi medio lunghi di completamento delle infrastrutture e la contemporanea espansione edilizia della città verso Nord impatti ambientali tali da trasferire sul nostro territorio i problemi di Ciampino.
E pare finalmente che qualcuno sia maggiormente ricettivo a questo discorso che solo pochi mesi addietro creava reazioni ed irrigidimenti.
Anche perché, caro direttore, non so quanti viterbesi sanno che l’aeroporto da 15 milioni di passeggeri e 10.000 e più posti di lavoro che qualcuno sollecitava, stando agli ultimi dati di movimenti passeggeri disponibili (vedi tabella allegata), avrebbe fatto del T.Fabbri il terzo aeroporto d’Italia, di dimensionamento una volta e mezzo superiore a Milano Linate.
Ma anche il solo pensare che possa assorbire, nel giro di qualche anno, tutto il traffico di Ciampino (circa 5 mln pax/anno) avrebbe già collocato lo scalo nella fascia alta degli aeroporti nazionali del Paese che sono al servizio di città come Napoli,Bologna, Catania o Bergamo che certamente non possono essere paragonate sul piano della disponibilità di infrastrutture e servizi alla città dei Papi.
Bravo Caporossi apprezziamo il ripensamento, stiamo con i piedi per terra e cerchiamo con impegno ed umiltà di pensare in termini di progettualità compatibile ed al servizio della Tuscia e non “dei mordi e fuggi” capitolini. Anche l’Europa guarda con interesse allo sviluppo degli aeroporti regionali e con sempre maggiore attenzione ai rischi d’impatto ambientale.
Ci attendiamo anche dalle autorità locali un più ragionevole posizionamento ed una approfondita riflessione attraverso confronti e scambi d’idee oltre che con gli operatori locali, anche con gli addetti ai lavori.
Il centro studi è disponibile ad affrontare il tema, sia nell’ambito di tavole rotonde e che di assemblee pubbliche, mettendo a disposizione della città le proprie esperienze e documentazioni.
Bruno Barra